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lunedì 25 luglio 2011

Eruzione dell'Etna del 25 luglio 2011 (video)

Stamattina l'Etna ci ha svegliati con potenti boati. Sono riuscito a fare un breve video di questa breve eruzione e ve lo faccio vedere subito. Non è di grande qualità, ma rende l'idea del fenomeno. Tra i rumori delle automobili si sentono anche i boati. Questa eruzione dell'Etna del 25 luglio 2011 rientra tra le numerose brevi eruzioni che l'Etna ha prodotto nelle ultime settimane.

Buona visione.


mercoledì 13 luglio 2011

Immensi vulcani sottomarini scoperti nei pressi dell’Antartide

Una catena di almeno 12 vulcani, alcuni dei quali attivi, sono stati scoperti nelle gelide profondità del mare nei pressi dell’Antartide. Alcuni di questi vulcani sono alti 3000 metri a partire dal fondo del mare, la loro vetta si trova poco al di sotto del livello del mare (50 metri dal pelo dell’acqua).

vulcani sottomarini in Antartide

La spedizione sul fondo del mare che ha portato a questa notevole scoperta è stata guidata da Philip Leat, un vulcanologo del British Antartic Survey che ha realizzato la mappatura del fondo marino dal 2007 al 2010.

Il gruppo di 12 vulcani sottomarini si trova a sud delle Isole Sandwich Australi, esse stesse di origine vulcanica. Questa scoperta ci fa capire come gli abissi marini sono ancora uno scrigno di segreti pronti per essere oggetto di grandi scoperte Sorriso.


domenica 10 luglio 2011

Cenere dell'Etna a Catania

Nel primo pomeriggio del 9 luglio 2011 c'è stato un breve episodio eruttivo dell'Etna. Delle potenti fontane di lava hanno emesso una densa nube di cenere che si è poi depositata in alcuni comuni etnei ed è arrivata fino a Catania (foto). L'attività eruttiva ha avuto breve durata, ma l'emissione di cenere è stata consistente e l'aeroporto Fontanarossa è stato chiuso con i voli dirottati a Palermo.


Photo by Massimo Cigna.

martedì 7 giugno 2011

Eruzione del vulcano Puyehue in Cile

 

Sabato 5 giugno 2011 un vulcano che appartiene al complesso vulcanico Puyehue-Cordon Caulle nella zona sud del Cile è entrato in eruzione dopo un periodo di inattività durato più di 50 anni. Il governo cileno ha evacuato immediatamente centinaia di residenti. La colonna di cenere del vulcano si è innalzata per oltre 10 chilometri e si è estesa fino a superare il confine della vicina Argentina.

L’area del vulcano è anche stata colpita da numerose scosse telluriche soprattutto nella giornata di sabato. Le scosse si susseguono con un ritmo di 230 ogni ora. Quelle che vi mostro sono alcune foto davvero spettacolari di questa eruzione.

Alcuni fulmini prodotti all’interno della nube di cenere.

 

Questa è la nube di cenere del vulcano Puyehue in tutta la sua spettacolare maestà.

 

In questa foto satellitare della NASA vediamo la nube di cenere che si estende nell’atmosfera.

 

Un elicottero passa nelle vicinanze della nube di cenere.

 

Un’altra spettacolare immagine dell’eruzione del vulcano Puyehue in Cile. Il vulcano si trova nei pressi della città di Osorno.

 

Meravigliosi giochi di colore della nube di cenere del vulcano Puyehue al tramonto.


mercoledì 1 giugno 2011

Eruzione dell’Etna 11 maggio 2011

Avete visto l’eruzione dell’Etna la sera dell’11 maggio? In questo filmato girato da me sono riuscito ad inquadrare qualche minuto di una intensa fase eruttiva dell’Etna in data 11 maggio 2011. Si vede chiaramente una colata lavica e anche un’intensa attività stromboliana. Il video non è venuto molto bene perché la telecamera non riusciva a mettere bene a fuoco il soggetto. Per il momento ho solo questo, quindi accontentatevi Occhiolino
Buona visione.

Eruzione dell’Etna 11 maggio 2011

In questa foto invece si possono vedere i “lapilli” che ho trovato nel balcone di casa stamattina.
Lapilli dell'Etna

giovedì 26 maggio 2011

Questa eruzione vulcanica è di un altro pianeta!

 

La Terra non è il pianeta del Sistema Solare più attivo dal punto di vista vulcanico. Il vero record spetta a Io, un grande satellite del pianeta Giove. Io ha un diametro di 3642 km e guardandolo nelle foto delle sonde spaziali sembra una pizza Sorriso La sua superficie è costellata di vulcani che eruttano zolfo e biossido di zolfo; proprio per questo i colori dominanti della superficie di Io sono il giallo, il rosso, il rosa, il bianco.

Recentemente abbiamo visto l’eruzione del vulcano islandese Grimsvotn che ha prodotto un pennacchio di cenere che si elevato fino ad una quota di 20 chilometri. Le immagini di questa eruzione sono ancora fresche nella nostra mente. In realtà le eruzioni vulcaniche su Io sono ben più corpose di questa. In alcune immagini di Io riprese nel 1997 dalla sonda spaziale Galileo possiamo vedere un pennacchio emesso dal vulcano Prometheus. Il getto di materiali di colore azzurro si erge dalla bocca vulcanica per ben 140 km, sette volte più alto del pennacchio del Grimsvotn. Ovviamente l’accelerazione di gravità su Io è molto minore di quella terrestre, per la precisione è 5,46 volte minore, quindi la maggiore altezza dei materiali espulsi è giustificata da questo aspetto.

La cosa più straordinaria invece è che l’eruzione del Prometheus probabilmente è durata ben 18 anni! 18 anni sono davvero molti per un’eruzione di questa intensità. Non c’è che dire, siamo davvero su un altro pianeta! Occhiolino

Una spettacolare foto della colonna di cenere eruttata dal vulcano Grimsvotn in Islanda.


martedì 24 maggio 2011

Eruzione del vulcano Grimsvotn in Islanda (video)

 

Il governo islandese ha cancellato i voli aerei e chiuso gli aeroporti non appena il più attivo dei vulcani dell’isola, il Grimsvotn, è entrato in eruzione. La sua pericolosità è dovuta al fatto che questo vulcano si trova al di sotto del ghiacciaio Vatnajokull nella zona a sud est dell’Islanda. Il Grimsvotn ha avuto un periodo di calma di 7 anni ma adesso ha emesso una colonna di cenere che si è innalzata per un’altezza di quasi 15 chilometri. I ricercatori del Icelandic Meteorological Office hanno rilevato che l’eruzione è stata accompagnata da un serie di deboli scosse sismiche. In ogni caso hanno rassicurato che questa eruzione è meno intensa di quella del vulcano Eyjafjallajokul che nell’aprile del 2010 produsse un vero e proprio caos mondiale delle linee aeree.

Buona visione del video dell’eruzione del vulcano Grimsvotn.


mercoledì 11 maggio 2011

Due placche tettoniche si allontanano: alcune foto meravigliose!

 

E’ possibile visualizzare in qualche modo l’allontanamento di due placche tettoniche? Esiste uno stupendo fondale dell’Islanda in cui questo notevole spettacolo è ben visibile, come documentato da queste spettacolari foto. L’Islanda è una zona in cui si stanno separando le due placche Euroasiatica e Nord Americana. Anche se sappiamo che il movimento tra placche tettoniche è un movimento molto lento, può comunque lasciare tracce ben visibili anche in tempi relativamente brevi.

Alex Mustard, 36 anni, è un sub inglese che ha documentato, con queste meravigliose immagini subacquee, il movimento delle placche tettoniche, o almeno le “prove” di questo movimento.

La zona dell’Islanda è attraversata dalla dorsale medio atlantica, una catena montuosa quasi del tutto sottomarina da cui sgorga continuamente magma proveniente dal mantello terrestre. La continua fuoriuscita di nuovo materiale dalle profondità è proprio ciò che provoca l’allontanamento delle placche. Nelle foto possiamo vedere dei meravigliosi canyons sottomarini che testimoniano l’avvenuto allontanamento delle due placche tettoniche.

La prima cosa che si nota è che l’acqua è davvero limpidissima; lo stesso Mustard ha detto che si tratta dell’acqua più limpida in cui gli sia mai capitato di immergersi.

 

 

Nell’immagine sotto possiamo vedere le placche tettoniche del nostro pianeta. Possiamo vedere come l’Islanda si trovi in una linea di contatto (faglia) tra la placca Nord Americana e quella Euroasiatica.


domenica 10 aprile 2011

Eruzione dell’Etna del 9 e 10 aprile 2011

 

L’Etna è di nuovo in fase eruttiva. L’eruzione è cominciata ieri, 9 aprile 2011, con l’apertura di una bocca ai piedi del cratere di sud-est dal quale è scaturita una colata lavica che ha raggiunto una lunghezza di circa un chilometro e mezzo, ed è proseguita oggi 10 aprile con una serie di boati che si sono sentiti distintamente dai paesi etnei e che hanno fatto tintinnare le finestre degli appartamenti.

Ecco un filmato che mostra il “pennacchio” di ceneri emesso dalla bocca in attività eruttiva:


venerdì 25 marzo 2011

Attività vulcanica persistente

 

Non bisogna immaginare l'attività vulcanica sempre connessa a fenomeni violenti, imprevedibili e rapidi: essa può svolgersi in modo tranquillo e per periodi di tempo notevolmente lunghi.
L'attività persistente è appunto una emissione molto prolungata nel tempo di materiale da un condotto vulcanico aperto. Quando un vulcano è attivo si ha una notevole emissione di vapore, non sempre costante, ma intervallata da sbuffi più violenti. Aumentando l'attività i boli di vapore si susseguono a ritmo sempre più frenetico, violentemente spinti in un movimento vorticoso, accompagnati da esplosioni sorde e rombi all'interno del condotto, tanto più forti quanto più piccolo è il diametro della bocca. Questa attività ritmica di vapore può durare mesi ed anni, ma quando il livello della massa fusa all'interno del condotto si innalza, ecco che i gas prorompenti trascinano all'esterno brandelli di questa massa fusa, che vengono lanciati in aria e ricadono ancora incandescenti al suolo, ove si raffreddano (scorie), talvolta saldandosi gli uni agli altri (scorie saldate).

vulcano Irazù
Emissione di vapore dal vulcano Irazù (Costa Rica)

In fase di forte attività la quantità di massa fusa incandescente può essere anche di parecchie centinaia di tonnellate, che fuoriescono, se la bocca del condotto è stretta, sotto forma di zampillo fino a qualche centinaio di metri di altezza a formare una fontana di lava di una abbagliante incandescenza. Lo Stromboli è celebre fin dall'antichità per i suoi fantastici spettacoli notturni, dovuti appunto a questo tipo di attività, riscontrabile peraltro anche nell'Etna ed in molti altri vulcani.

Allo Stromboli è anche frequente il lancio di ceneri e blocchi. Nel 1931 la bocca principale dell'apparato eruttivo di questo vulcano aveva l'aspetto di una caldaia imbutiforme, larga da 60 a 80 m e profonda circa 30 m, con fondo pianeggiante e ricoperto da ceneri, sabbia, blocchi. All'inizio di ognuno dei lanci ritmici, accompagnata da un sibilo sempre più forte, dal centro del fondo pianeggiante, cominciò a «danzare» vorticosamente la cenere, cui si mescolarono ben presto sabbia e lapilli; la corrente di gas divenne sempre più potente e rumorosa, si ingrandì, trascinò con sé in alto ceneri e pietre che ricaddero all'interno della voragine stessa. Solo quando la corrente di gas si aprì un passaggio attraverso le masse detritiche, iniziò la proiezione verso l'alto di brandelli di massa fusa incandescente. I lanci di cenere e di materiale detritico raggiunsero i 250 e perfino i 300 m di altezza. Può accadere, durante tali fenomeni, che materiale franato dalle pareti del cratere ostruisca parzialmente il condotto formando una specie di tappo semipermeabile (setaccio), attraverso il quale fuoriescono i gas con difficoltà, ma non vengono alla luce i brandelli di lava. Soltanto quando la corrente dei vapori ha logorato il tappo e si è aperta un passaggio agevole si hanno lanci sporadici di materiale incoerente. La violenza con cui si manifestano questi lanci dipende dalla resistenza che le masse detritiche oppongono alla liberazione dei gas.

Etna in eruzione
Una spettacolare immagine di lancio di scorie incandescenti (Etna)

Il 21 gennaio 1958 si riaprì, con una forte esplosione, il condotto del cratere dell'Etna, ostruitosi pochi giorni prima con materiale franato dalle pareti ed una imponente nuvola di vapori carica di ceneri, scorie e blocchi raggiunse 1500 m di altezza sull'orlo del cratere. Dopo questa fase, il vulcano riprese la sua attività persistente.
Le attività di lancio di scorie, ceneri e lapilli sono strettamente connesse ad un altro tipo di attività persistente: quella effusiva. In genere questa costituisce una fase successiva e si svolge con modalità differenti a secondo della massa fusa. Se questa presenta una viscosità molto bassa, e quindi una notevole fluidità, darà luogo ad una attività effusiva lenta, con rarissimi fenomeni esplosivi.

La massa fusa risalita nel condotto può sgorgare terminalmente, cioè dalla vetta, o da bocche sub-terminali, defluendo poi tranquillamente lungo i fianchi del vulcano. Al Vesuvio, fino al giugno 1932, dominava una vivace attività di lancio di lava, tanto che la massa fusa traboccava spesso dal cratere, posto su un conetto di scorie saldate. I lanci divennero tanto violenti da causare una frattura nel conetto stesso, dalla quale sgorgò la lava fluidissima e povera in gas. Ben presto essa ricoprì il fondo del grande cratere e traboccò al di sopra dell'orlo e, defluendo lungo i fianchi del vulcano, ricoprì molte vecchie colate dirigendosi nella Valle dell'Inferno. Questo tipo di effusione lenta è caratterizzata dall'alta temperatura, dalla povertà in gas e dalla straordinaria fluidità. Un piccolo ramo della colata, scorrente liberamente all'inizio, si va via via raffreddando e la sua superficie si coprirà di una sottile pellicola che viene corrugata e trascinata dalla lava defluente al di sotto. Allontanandosi sempre più dalla sorgente il raffreddamento aumenta e quindi la pellicola semisolidificata si trasforma in una vera e propria crosta. Si forma così un tunnel costituito da pareti e tetto di lava solidificata, all'interno del quale scorre la massa ancora incandescente e fluida. Se l'apporto della colata diminuisce fino a cessare, il tunnel permane e sarà possibile, quando ogni attività è terminata, riscontrare lungo le pareti interne le tracce dei vari livelli del fiume di lava.

Le effusioni lente possono manifestarsi anche lateralmente, sui fianchi del vulcano, quando il livello della massa fusa all'interno del condotto è abbastanza elevato. Si liberano dapprima i gas, trascinando brandelli di lava e lanciandoli in alto. La massa fusa così degassata penetra fra gli strati di scorie del cono eruttivo e defluisce lentamente su uno strato poco resistente, in una galleria sotterranea verso il basso. La pressione idrostatica della massa fusa aumenta man mano che questa si allontana dal cratere finché raggiunge valori tanto elevati da vincere la resistenza ed il peso degli strati sovrastanti, permettendo così al liquido incandescente di sgorgare da una bocca effusiva laterale, ad una quota molto più bassa del cratere.

Queste effusioni lente rappresentano un tipo particolare dell'attività persistente, che dura finché la colonna di liquido incandescente nel condotto si abbassa al di sotto del livello in cui è posta la galleria attraverso la quale è defluita la massa fusa. Questo tipo di efflusso può durare mesi ed anni, come è avvenuto più volte all'Etna, dove una di queste colate, che sgorgava lentamente da una bocca a quota circa 2800 metri sul livello del mare, ricoprì una vasta area del pendio occidentale del vulcano e raggiunse, dopo circa dieci anni, la zona pedemontana presso Bronte.

In alcune effusioni lente subterminali dell'Etna la colata si diresse verso nord (Concazze) ove si formò una cupola alta circa 80 metri. La massa fusa all'interno di questa cupola effusiva era continuamente alimentata attraverso una galleria sotterranea dal cratere di Nord Est. Superficialmente si formò una crosta consolidata che veniva qua e là perforata dando luogo così alla formazione di bocche effusive effimere, dalle quali sgorgavano colatine, che accrescevano la cupola stessa. Queste effusioni lente dimostrano efficacemente il meccanismo eruttivo dei vulcani: separazione dei gas dalla massa fusa, i primi liberatisi dal cratere, la seconda defluente tranquillamente dalla bocca laterale del vulcano.

Se la massa fusa è invece viscosa, la degassazione avviene difficilmente e la lava s'ingorga all'interno del condotto, generalmente ostruito. Per effetto del calore il materiale detritico ostruente si riscalda fino alla fusione, prendendo quindi parte con la. massa fusa al moto generale di risalita. Questa fusione determina una diminuzione della resistenza, che ad un certo punto viene superata dalla forza espansiva dei gas inclusi ad alta pressione. L'eruzione inizia quindi con piccole esplosioni di gas che sgomberano definitivamente il condotto. La lava viscosa, non sufficientemente fluida, non ha la capacità di defluire tranquillamente all'esterno, ma ristagna alla bocca, formando una cupola che cresce in altezza ed in ampiezza. La sua superficie coperta da blocchi appare solcata da crepe, in parte causate dalla contrazione dovuta al raffreddamento, in parte dalla pressione della lava che spinge dall'interno verso l'alto. Talvolta si può determinare una spaccatura nella cupola, dalla quale fuoriesce una tozza colata, come è avvenuto ad esempio nella cupola di ristagno del vulcano Merapi (Giava). Queste estrusioni lente sono accompagnate talvolta da fenomeni esplosivi spesso violenti. Infatti solo quando la pressione dei gas nell'interno raggiunge un valore altissimo, essa riesce a superare la resistenza delle masse di lava viscosa e quasi solida. I gas si fanno allora strada con veemenza, strappando blocchi, frammenti e schegge finissime e roventi. Si forma così una sospensione in gas incandescenti straordinariamente mobile, ma tanto pesante da scendere velocemente lungo i fianchi del vulcano (nube ardente).

L'8 maggio 1902 la città di Saint-Pierre nella Martinica (Piccole Antille) con i suoi 29 000 abitanti fu rasa al suolo da una nube ardente carica di ceneri e blocchi, proveniente da una spaccatura di una cupola di ristagno della Montagne Pelée. La sua velocità era di circa 150 m/sec. e la sua temperatura raggiungeva gli 800°C. I suoi effetti meccanici furono disastrosi: gli alberi vennero sradicati, tutti i muri delle case trasversali alla direzione della nube furono abbattuti e pezzi di roccia si scagliarono come proiettili contro gli ostacoli.

spina della Montagne Pelée
La “spina” della Montagne Pelée

Questa violentissima eruzione esplosiva distrusse parzialmente la cupola di ristagno. Ma già prima di questa catastrofe si erano osservate nubi ardenti, più piccole, prorompere dalla cupola di lava, e ad essa ne seguirono numerose altre.

Se la massa fusa ha una viscosità più elevata, possono innalzarsi dal condotto colonne di lava già solide. Queste protrusioni o spine crescono lentamente ed all'interno appaiono ancora incandescenti. Celebre è l'Aiguille della Montagne Pelée (foto sopra).

Fra i vari tipi di attività persistente, la più intensa, dal punto di vista termico, è quella di lago di lava. Fino al 1924 nel cratere del Kilauea (Hawaii), il cui fondo è ricoperto da lava solidificata, nella parte sud-ovest esisteva un lago di lava, lo Halemaumau, in una fossa di 350 m di diametro dalle pareti quasi verticali. Da esso emergevano isolotti di lava solidificata, che si muovevano lentamente, trascinati dalla lava fluida sottostante, ricoperta da una sottile pellicola nerastra più fredda, che si andava qua e là corrugando e spaccando, lasciando fuoriuscire zampilli di lava incandescente. Lo scoppio delle bolle di gas determinava il lancio di goccioline di massa fusa molto fluida, che durante il volo venivano stirate in fili sottilissimi, a causa dell'attrito, e solidificavano sotto forma di vetro. Questi fili trasportati dal vento furono chiamati dagli indigeni capelli di Pele, la dea del fuoco.

Il calore irradiato da un lago di lava è enorme; nel lago di Halemaumau esso raggiunse i 300 milioni di calorie al secondo. Questa enorme perdita di calore viene attribuita principalmente a due cause, una dovuta ai moti convettivi che la massa fusa crea risalendo, al centro del lago, dalla profondità alla superficie ove, liberati i gas ad alta temperatura, divenuta più pesante, scende lungo le pareti del condotto verso il basso; la seconda causa, non meno importante della prima, è costituita dalle reazioni chimiche esotermiche fra aria e gas che avvengono alla superficie del lago, elevando la temperatura. Laghi di lava sono stati osservati anche sul Mauna Loa (Hawaii), sul Nyiragongo (Zaire), sul Matavanu (Savaii, Samoa Occidentali), sull'Erta Alé (Abissinia). Durante l'eruzione del 1929 al Vesuvio si formò per breve tempo un lago di lava molto agitato, la cui temperatura alla superficie arrivò ai 1400 °C.

lago di lava
Il lago di lava del vulcano Erta Alé (Abissinia)

[Bibliografia: “I vulcani” di Alfred e Loredana Rittmann, Istituto Geografico De Agostini Novara. 1976]


mercoledì 2 febbraio 2011

Vulcano Shinmoedake in eruzione in Giappone

 

Questo filmato mostra le immagini spettacolari dell’eruzione del vulcano Shinmoedake che si trova nel Giappone meridionale nell’isola di Kyushu.

Oltre a osservare una enorme quantità di ceneri e scorie incandescenti, si nota un fenomeno che si verifica nelle eruzioni più intense e cioè una notevole attività elettrostatica. In alcuni momenti infatti si vedono numerosi intensi fulmini generati all’interno della nube di cenere.

L’eruzione è iniziata il 26 gennaio 2011 e fino a questo momento la sua intensità non è diminuita. Si sta cominciando ad organizzare anche l’evacuazione del territorio nei dintorni del vulcano.

Eruzione del vulcano Shinmoedake


mercoledì 12 gennaio 2011

Etna in eruzione (12 gennaio 2011)

 

Da alcune ore l’Etna si è risvegliato è da segni di attività. Per il momento sembra che ci sia solo una lieve attività stromboliana (emissione esplosiva di brandelli di lava fusa) e forse una colata poco estesa. Per il momento vi segnalo solo l’indirizzo internet della webcam puntata sulla parte sommitale dell’Etna e vi posto un filmato che mostra in modo eloquente ciò che gli abitanti del versante sud dell’Etna stanno vedendo se si affacciano dalla finestra.

Buona visione.

Aggiornamento del 13 gennaio 2011.

Durante la notte tra il 12 e il 13 gennaio l’attività eruttiva ha subito un notevole incremento ed è stata emessa anche una spettacolare colata che si è riversata nella Valle del Bove. Nel seguente filmato possiamo vedere delle spettacolari immagini riprese da Giarre (CT).


domenica 2 gennaio 2011

Come si forma un vulcano. Ecco dove è nato l’Etna.

 

La domanda sembrerebbe banale: dove è nato il vulcano Etna? Beh, è nato esattamente dove si trova adesso, mica i vulcani se ne vanno a passeggio! Questo non è esatto: il centro eruttivo dell’Etna si è spostato di molti chilometri dall’epoca (circa 500000 – 600000 anni fa) della nascita del vulcano.

La cosa interessante è che attualmente è possibile vedere le zone in cui iniziarono le prime eruzioni sottomarine dell’Etna. Tra l’altro queste zone sono tra le più belle coste marine della Sicilia Orientale. Sto parlando di Acitrezza e del lungomare di Catania.

E’ proprio nell’area di Acitrezza che si riconoscono “dal vivo” le fasi che hanno portato alla nascita dell’Etna, avvenuta nel Pleistocene medio (circa 600000 – 500000 anni fa) da un sistema di fratture eruttive presenti nel fondale del golfo pre-etneo che si apriva lungo la costa orientale della Sicilia e che separava l’altopiano Ibleo (a sud) dalla catena dei monti Peloritani (a nord).

La spinta della subsidente zolla africana sotto quella eurasiatica ha generato una intensa attività tettonica che ha determinato la creazione dei vulcani esplosivi dell’arcipelago delle Eolie, e la formazione, nel golfo pre-etneo, di fratture di distensione dalle quali è risalito, attraversando un fondale argilloso, il magma che ha dato inizio all’edificio del vulcano Etna.

basalti colonnari Aci Trezza

L’origine dei basalti colonnari (che vediamo nella foto sopra) è legata ai processi magmatici in cui il magma, raffreddandosi lentamente ed in modo uniforme, cristallizzando, attraverso un processo di contrazione, ha creato una perfetta fessurazione verticale, formando delle colonne prismatiche, di colore grigio, come una sorta di imponente schiera di canne d’organo.

Passeggiando lungo il caratteristico lungomare di Catania (bellissimo ma gestito male dal Comune) è possibile osservare anche delle tipiche strutture (vedi foto sotto) dette “lava a corda”. Queste colate laviche solidificate sono chiamate anche pahoehoe che è una parola tratta dalla lingua delle popolazioni hawaiane che significa "pietre su cui si può camminare". Esse si formano quando la lava ancora fluida scorre al di sotto di una sottile crosta ancora plastica che si raggrinza e si piega formando creste sottili. Anche queste strutture si possono fare risalire alla nascita dell’Etna e testimoniano un’attività vulcanica simile a quella dei vulcani a scudo delle isole Hawaii.

lava a corde

Altri dettagli sulla formazione dell’Etna li potete trovare qui.


sabato 18 dicembre 2010

Su Titano, luna di Saturno, i vulcano eruttano ghiaccio!

 

La sonda spaziale Cassini, della NASA, ha trovato dei vulcani che eruttano ghiaccio, anziché lava, sulla superficie di Titano, la luna più grande di Saturno.

Osservando la topografia e la composizione della superficie, gli scienziati hanno dedotto che si tratta di vulcani molto simili a quelli terrestri con l’unica differenza che eruttano ghiaccio invece di roccia fusa.

Prendendo come esempio il vulcano Sotra Facula gli scienziati sono rimasti colpiti per la sua somiglianza con vulcani come l’Etna o il Laki (Islanda).

I vulcani di questo tipo sono stati battezzati criovulcani e non sono una novità nel Sistema Solare, perché sono già stati osservati su un’altra luna di Saturno, Encelado. Tuttavia i criovulcani di Encelado non somigliano affatto a quelli terrestri.

Nel seguente filmato possiamo vedere la ricostruzione 3D del criovulcano Sotra Facula su Titano (Saturno).

Buona visione.

Vulcano che erutta ghiaccio su Titano

venerdì 3 settembre 2010

Il vulcano Sinabung (Indonesia) erutta dopo 400 anni di inattività

 

Il 30 agosto 2010, nell’isola indonesiana di Sumatra, il vulcano Sinabung si è risvegliato dopo un sonno durato ben 400 anni. Nel filmato possiamo vedere alcune fasi dell’eruzione (esplosiva) con lanci di cenere e lapilli a grandi altezze (fino a 2000 metri al di sopra della cima del vulcano). Nella zona circostante sono state evacuate finora circa 21000 persone.

Buona visione del filmato.

lunedì 16 agosto 2010

Terremoto a Lipari: nessun ferito e nessun grave danno

 

Il terremoto a Lipari è avvenuto alle ore 14:54 di oggi (16 agosto 2010) ed è stato di magnitudo 4,5 della scala Richter. L’epicentro è stato determinato a circa 7 chilometri dalla costa tra Lipari e Vulcano e a 19,1 chilometri di profondità. La scossa (sussultoria) è stata avvertita in tutte le isole Eolie. Ci sono stati momenti di panico, ma per il momento non sono stati individuati né feriti, né gravi danni. A Lipari e Vulcano sono stati segnalati smottamenti e alcune frane. Alcuni massi sono caduti da Vulcano in mare.

terremoto a Lipari

Il sisma fa parte della normale attività sismica della zona vulcanica delle isole Eolie che è da sempre sottoposta a movimenti tettonici. Gli esperti dell’INGV assicurano che non si tratta di eventi sismici pericolosi.

In ogni caso, poche ore fa, il sindaco Bruno ha emesso un'ordinanza in cui si vieta l'accesso a diverse spiagge di Lipari.

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venerdì 6 agosto 2010

11 cose che non sapevate sui vulcani

 

Lo sapevate che circa l'80% della superficie mondiale è di origine vulcanica? E lo sapevate che l'atmosfera terrestre è per la maggior parte formata da emissioni prodotte dai vulcani? Per avere più familiarità con i vulcani e la loro bellezza distruttiva, consultate l’immagine qui sotto. Le didascalie sono in inglese, ma non presentano grandi difficoltà di traduzione.

Per i più pigri ecco un piccolo aiuto ;-)

1) L’80 % della superficie terrestre è di origine vulcanica.

2) Le emissioni gassose dei vulcani hanno formato l’atmosfera terrestre.

3) Nel mondo i vulcani attivi sono più di 500, più della metà appartengono al cosiddetto “anello di fuoco”.

4) Il 4% dei vulcani attivi sono in eruzione proprio in questo momento.

5) Il 75% delle eruzioni avvengono nelle profondità del mare.

6) Le ceneri vulcaniche possono danneggiare le vie respiratorie di soggetti anziani, di bambini e di soggetti con patologie polmonari.

7) L’area pericolosa attorno ad un vulcano ha un raggio di 32 chilometri.

8) Alcuni vulcani hanno bisogno di migliaia di anni per formarsi, altri si formano “nel giro di una notte”. Il vulcano Paricutin, per esempio, apparve in un campo coltivato in Messico il 20 febbraio del 1943. Dopo una settimana era alto 15 metri, dopo un anno misurava 336 metri.

9) I vulcani emettono gas innocui e anche gas tossici. Tra quelli tossici si possono annoverare l’acido cloridrico, l’acido fluoridrico, l’anidride solforosa. Tra quelli innocui il vapore acqueo e l’anidride carbonica.

10) Pneumonoultramicroscopicsilicovolcanoconiosis. Cosa?! Secondo il dizionario inglese di Oxford è il nome scientifico del disagio polmonare dovuto all’inalazione di ceneri vulcaniche. E’ la parola più lunga che appare in un dizionario inglese (45 lettere).

11) Il vulcani eruttano perché sono alimentati dal magma proveniente dal mantello a 30 km di profondità.

 

martedì 13 luglio 2010

Il Vesuvio il 26 aprile 1872 alle ore 17:00

 

Fa quasi impressione vedere una fotografia del Vesuvio del 1872, ma basta fare una piccola ricerca per accorgersi che in realtà la prima immagine fotografica della storia risale al 1816. Questa rara foto mostra l’eruzione del Vesuvio dell’aprile 1872.

Questa eruzione cominciò il 24 aprile 1872 e finì il 2 maggio dello stesso anno. Vi furono danni ingenti e ben 9 morti. Si aprì una nuova bocca eruttiva larga 250 metri. Una colata seppellì varie abitazioni presso S. Sebastiano e Massa di Somma.

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venerdì 18 giugno 2010

Mondo alieno

 

In quale bizzarro mondo alieno, abitato da strane creature, è stata fatta questa foto? Ovviamente si tratta della nostra Terra, ma la foto è stata realizzata in modo tale da renderla il più possibile suggestiva. In cielo compaiono le tracce delle stelle che si muovono attorno al polo nord celeste, movimento apparente causato dalla rotazione terrestre. Si tratta di un effetto molto facile da ottenere con una macchina fotografica, un treppiede e una lunga esposizione.

Ma le strane creature che si vedono in primo piano? Niente paura, sono solo piante che si trovano nelle isole Canarie. Si chiamano “tajinaste rosso” (nome scientifico: Echium wildpretii) e sono piante piuttosto rare che possono raggiungere l’altezza di ben tre metri. Nascoste tra le rocce del terreno vulcanico, le tajinastes fioriscono in primavera e all'inizio dell'estate per poi morire dopo che i loro semi sono diventati maturi. Sul lontano orizzonte, in basso e a sinistra del polo celeste, si trova il vulcano Teide.

sabato 29 maggio 2010

Eruzione del vulcano Pacaya in Guatemala

 

Un morto e tre dispersi sono il bilancio dell’eruzione del vulcano Pacaya in Guatemala. Il vulcano Pacaya ha cominciato ad eruttare lava e rocce giovedì notte ricoprendo di cenere la capitale del Guatemala. 1600 persone sono già state evacuate dall’area interessata dall’eruzione. L’aeroporto internazionale della città è già stato chiuso a causa della cenere ed è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...