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sabato 14 maggio 2011

Il siluro

 

Il siluro è un pesce d’acqua dolce della famiglia dei siluridi (Silurus glanis), diffuso nelle acque interne dell’Europa Centrale, misura fino a 3 metri di lunghezza e pesa 200 kg. Ha una testa molto grossa, un corpo di forma cilindro-conica e una bocca larga munita di piccoli denti. Attorno alla bocca sono inseriti otto barbigli. La pinna dorsale e quelle pettorali sono dotate di un aculeo connesso a una ghiandola velenifera. Il corpo è di colore brunastro e variegato. Vive nelle acque dell’Europa centrale: durante il giorno resta immobile nel fango, mentre di notte si trasforma in un vorace predatore.

pesce siluro

Il pesce siluro è tra i maggiori predatori delle acque interne e si alimenta di pesce come anguille e i ciprinidi. Gli esemplari più grandi si nutrono anche di rane, ratti e uccelli selvatici.


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mercoledì 11 maggio 2011

Imprinting

 

Imprinting è un termine inglese che significa “impressione”; in etologia identifica una forma di apprendimento che ha luogo nelle primissime fasi della vita di alcune specie animali e si manifesta con un forte attaccamento verso il primo animale, di solito un genitore, con il piccolo viene a contatto rimanendone, per l’appunto, “impressionato”.

In seguito ad alcuni esperimenti condotti sui pulcini di varie specie di uccelli si è osservato che essi tendono a seguire sempre l’oggetto del loro imprinting: questo comportamento è appunto conosciuto come “reazione del seguire”. Il primo scienziato a svolgere osservazioni scientifiche sull’imprinting fu l’etologo austriaco Konrad Lorenz, che studiò e descrisse in modo approfondito il comportamento di alcuni uccelli, in particolare delle oche e delle taccole.

Ma come si è arrivati a comprendere questi fatti? E’ una giornata di primavera del 1910, ad Altenberg, cittadina a pochi chilometri da Vienna vicino alle rive del Danubio, un bambino di 6 anni gioca con un anatroccolo di pochi giorni. Si accorge che l’uccellino lo segue ovunque. Quel bambino, il cui nome e Konrad Lorenz, scoprirà il fenomeno dell’imprinting e diventerà uno dei fondatori dell’etologia moderna. Quel bambino continuerà a seguire le oche e le anatre per tutta la vita, e loro seguiranno lui, lo accompagneranno a vincere un premio Nobel. Nel seguente documentario possiamo seguire la vita e le idee rivoluzionarie del famoso etologo austriaco.

Durata 8 minuti e 8 secondi

 

Durata: 8 minuti e 10 secondi

 

Durata: 6 minuti e 37 secondi


martedì 10 maggio 2011

Le cimici

 

Le cimici sono insetti con un apparato boccale che taglia e succhia. Ci sono circa 82000 specie di cimici e se la maggior parte di queste vive sulla terra, alcune delle più grandi e più “feroci” vivono nei laghi e negli stagni. Le cimici usano la loro bocca perforante per mangiare vari tipi di cibo. Alcune, comprese le cimici d’acqua, attaccano altri animali. Dopo averli infilzati con le parti della bocca, ne succhiano le sostanze nutritive. Altre, tra cui gli afidi, cimici del terreno e le cicale, si nutrono di piante e bevono una linfa ricca di zucchero. Le cimici escono dalla uova come ninfe, simili in forma ai loro genitori. Cambiano la pelle fino a sei volte prima di diventare adulte, e durante questo processo, spesso cambiano colore. Le cimici arlecchine dell’Australia (vedi immagine sotto) da adulte sono di un arancio vivace, mentre da ninfe hanno un colore arancio e acciaio.

cimice arlecchino

 

BOCCHE AFFILATE

L’apparato boccale di una cimice è molto lungo e forma un organo chiamato rostro che contiene un tubo centrale con uno stiletto appuntito su entrambi il lati. All’interno del tubo vi sono due canali vuoti, che trasportano liquidi. Per nutrirsi, la cimice punge un animale o una pianta con lo stiletto e spinge il tubo nella ferita. Poi, rilascia della saliva da uno dei canali e succhia il cibo dall’altro. Quando non è usato, il rostro spesso si ritira contro il corpo.

 

PREDE MALEODORANTI

Se minacciate, le cimici verdi (foto sotto a sinistra) secernono dalle zampe posteriori una sostanza dall’odore pungente. Molte, comprese la specie del Borneo nell’immagine sotto a destra, sono vivacemente colorate per mettere in guardia gli uccelli.

cimice verde cimice del Borneo

 

CAMMINARE SULL’ACQUA

L’idrometra è una cimice dalle lunghe zampe che vice sulla superficie dell’acqua.

idrometra

 

CIMICI DEI LETTI

Le cimici dei letti usano il loro apparato boccale per nutrirsi di sangue umano. Sono attive di notte e si nascondono nel letto e nelle lenzuola durante il giorno. Con il diffondersi dei moderni insetticidi, sono quasi scomparse.

cimici dei letti


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lunedì 9 maggio 2011

Gli animali più numerosi

 

Quali sono gli animali più numerosi? Gli zoologi dividono gli animali in due grandi gruppi: i vertebrati (dotati di colonna vertebrale) e gli invertebrati. Spesso quando si parla di animali pensiamo a quelli che si conoscono meglio e che sono evolutivamente più vicini a noi, come gli uccelli o i mammiferi. In realtà la parte più grande del regno animale è rappresentata dagli invertebrati, animali privi di scheletro interno, che comprendono addirittura il 95% delle specie viventi. Si tratta per lo più di animali di piccole dimensioni, a parte il calamaro gigante (vedi foto sotto) che è il più grande invertebrato vivente e uno degli animali più grandi in generale, e che con i tentacoli può arrivare a venti metri di lunghezza.

calamaro gigante

Gli invertebrati vivono in tutti gli ambienti acquatici e terrestri. I più numerosi sono gli insetti. Sono invertebrati anche le spugne, le meduse e i coralli, i vermi, gli aracnidi, i crostacei, i molluschi e gli echinodermi, tutti animali molto diversi tra loro sia per l’aspetto sia per lo stile di vita. Si potrebbe perfino dire che sono più diversi tra loro una medusa e una formica che una formica e un elefante!

Nessuno può dire con certezza quanti siano gli invertebrati che vivono oggi sulla Terra. Di certo, sono molte le specie che ancora non sono state scoperte dagli scienziati e moltissime sono quelle che scompaiono ogni anno a causa della distruzione degli ambienti naturali.

Secondo le stime, le specie di invertebrati sarebbero più di 1,3 milioni.

Ci chiediamo una cosa: come fanno gli invertebrati a vivere senza scheletro interno? Molti invertebrati hanno uno scheletro idrostatico, cioè un corpo pieno di liquido in modo da mantenere una forma e una posizione nello spazio (per esempio le meduse o i vermi). Altri hanno un guscio rigido che dà forma e protezione (per esempio i crostacei, i molluschi e gli insetti). Le vespe, come gli altri insetti, hanno un corpo rivestito da un esoscheletro, cioè uno scheletro esterno.

vespa

Una curiosità

Tra gli invertebrati ci sono animali con strane abitudini: le formiche del miele per esempio immagazzinano nel loro corpo una sostanza simile al miele, diventando gonfie come palloncini (come si vede nella foto mostrata sotto). Pensate che alcune popolazioni indigene, in Australia o in America centrale, le mangiano come caramelle! Sorriso

Un piccolo appunto sulle modalità di riproduzione. Alcuni invertebrati, come le spugne e alcuni celenterati, si riproducono senza bisogno di accoppiamento tra un maschi e una femmina, con una modalità di riproduzione “asessuata”, per esempio per gemmazione: sull’individuo adulto si formano dei bottoncini simili a gemme da cui si sviluppano nuovi individui, identici in tutto e per tutto al genitore. Nella foto possiamo vedere la gemmazione in un’Hydra.

Altri invertebrati, come le cavallette, hanno una riproduzione sessuata: le cellule sessuali di un maschio e di una femmina si incontrano nell’accoppiamento e danno origine a un nuovo individuo simile ma non identico ai genitori.

cavallette


mercoledì 4 maggio 2011

Ippopotamo tra scienza e leggenda

 

I primi uomini che videro un ippopotamo dovettero davvero rimanere molto stupiti! Scambiarono questo grosso animale, dalle zampe molto corte e la bocca ampia con due lunghi denti canini, per un… cavallo Occhiolino

Probabilmente non ebbero il coraggio di osservarlo meglio, ma sta di fatto che l’etimologia di ippopotamo viene dal greco hyppos, che significa cavallo e da potamòs, che significa fiume. Letteralmente quindi l’ippopotamo sarebbe il “cavallo di fiume”. Non ci è dato sapere, purtroppo, cosa pensò il primo ippopotamo quando vide un uomo…

Da un punto di vista più scientifico invece possiamo dire che ippopotamo è il nome comune di alcuni mammiferi artiodattili, famiglia Ippopotamidi. Lungo fino a 4,5 metri, l’ippopotamo comune (Hippopotamus amphibius, vedi immagine sotto) con i suoi 450 chilogrammi di peso è uno degli animali terrestri più pesanti, dopo l’elefante e il rinoceronte. L’ippopotamo ha una corporatura massiccia, con un tronco voluminoso, rivestito da uno spesso strato di pelle grigiastra, che si sostiene su zampe robuste e corte.

ippopotamo comune

La testa è molto grande e presenta una bocca enorme munita di circa quaranta denti robustissimi, fra cui spiccano i lunghi canini inferiori, vere e proprie zanne ricurve verso l’esterno che l’ippopotamo utilizza per strappare le piante acquatiche di cui si ciba.

L’ippopotamo vive in Africa, in branchi che possono contare da 15 a 150 individui; vive generalmente in prossimità di fiumi e laghi e trascorre gran parte della sua giornata immerso nell’acqua, per eliminare gli eccessi di calore e mantenere in equilibrio la propria temperatura corporea.

Hexaprotodon liberiensis (immagine sotto), l’ippopotamo pigmeo, è molto simile all’ippopotamo comune, ma è più piccolo, slanciato e agile, grande più o meno come un cinghiale. Anche questa specie vive in Africa, dove conduce una vita prevalentemente notturna e solitaria.

ippopotamo pigmeo

Di solito, vedendo gli ippopotami nei documentari televisivi, placidamente e pigramente immersi nell’acqua si può pensare che siano degli animali molto pacifici. Il seguente filmato mostra invece che questa impressione è del tutto sbagliata. Gli ippopotami sono degli animali fortemente territoriali e questa spiccata territorialità è fonte di aggressività. Si verificano anche frequenti aggressioni contro l’uomo. I loro lunghi denti canini, poi, sono delle vere e proprie armi mortali. Guardate subito il filmato e capirete (durata 2 minuti e 58 secondi).

Lotta degli ippopotami

Un’ultima curiosità su questo curioso e straordinario animale. Ho scoperto, per caso, mentre cercavo informazioni sugli ippopotami nei meandri di internet, che questo grosso animale è sognato da molte persone. A me non è mai capitato, per dire la verità.

Nella categoria del significato dei sogni infatti sembra che l’ippopotamo sia interpretato come un simbolo di forza e di aggressività. E dopo avere visto quel filmato, devo dire che i nostri sognatori hanno scelto, inconsciamente, il simbolo giusto…


venerdì 15 aprile 2011

Le ammoniti

 

Le ammoniti sono un grande gruppo di molluschi cefalopodi marini che comparve nel periodo Devoniano (oltre 350 milioni di anni fa) e si estinse alla fine del Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa, quando si estinsero anche i dinosauri).

ammonite

L’evoluzione di alcune specie di ammoniti fu così ampia e rapida che esse sono oggi considerate degli ottimi fossili guida perché le differenze tra i vari gruppi permettono di datare con precisione i sedimenti in cui si trovano. Le ammoniti erano caratterizzate da una conchiglia esterna avvolta a spirale piana e ornata, in alcuni casi, da nodi, spine o tubercoli piuttosto evidenti; internamente, delle piccole “pareti” (setti) dividevano la conchiglia in camere.


martedì 18 gennaio 2011

Che cos’è l’etologia?

 

L’etologia è la scienza che studia le origini, le evoluzioni e il comportamento delle diverse specie animali, compreso l’uomo. L’osservazione e lo studio avvengono rigorosamente nell’ambiente naturale del soggetto e senza alcuna interferenza esterna.

etologia

L’etologia analizza i modelli di comportamento tipici di una specie come l’apprendimento e l’aggressività, l’allevamento dei figli. L’apprendimento, ad esempio, è la capacità di cambiare il proprio modo di agire sulla base dell’esperienza acquisita.

L’etologia, nonostante qualche punto in comune con la psicologia e la sociologia, si differenzia per un approccio più strettamente biologico. La nascita della moderna etologia risale agli anni Trenta del Novecento, in relazione con la pubblicazione del saggio L’anello di re Salomone dello scienziato austriaco Konrad Lorenz. Le sue ricerche evidenziavano possibili analogie tra il comportamento animale e quello umano.

Gli altri padri fondatori sono Nikolaas Tinbergen e Karl von Frisch, vincitori con Lorenz del premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1973.


martedì 14 dicembre 2010

Il linguaggio delle api

 

Uno dei linguaggi animali più affascinanti è il linguaggio delle api, studiato da Karl von Frisch (1886-1982), fondatore con Konrad Z. Lorenz (1903-1989) e Nikolaas Tinbergen (1907-1988) dell'etologia, la scienza che studia il comportamento degli animali osservandoli preferibilmente nel loro ambiente naturale.

L'etologo austriaco von Frisch dedicò lunghi anni di ricerche alle api. Egli studiò l'individuazione dei colori e i sistemi di orientamento e di comunicazione di questi insetti sociali. In particolare scoprì l'esistenza di un vero e proprio linguaggio delle api: con speciali movimenti del corpo, che von Frisch definì "danze", le api comunicano alle loro compagne l'ubicazione del cibo, la sua distanza e la direzione da prendere per raggiungerlo.

api nel favo

I movimenti di danza sono eseguiti al buio, all'interno del favo: se il cibo è vicino, l'ape operaia esegue una danza circolare, girando ripetutamente in senso orario e antiorario; se il cibo dista più di 25 m, l'ape esegue una danza a "8": dapprima percorre un breve tratto in linea retta, dimenando l'addome e producendo un ronzio con le ali, poi, al termine del volo rettilineo, l'ape si volta da un lato e traccia un arco fino al punto di partenza. Qui riprende la danza dell'addome seguita dal volo ad arco nella direzione opposta. La danza dell'addome è ricca di indicazioni precise sulla distanza della fonte di cibo e sulla direzione in cui muoversi, affidate alla durata e all'intensità dei movimenti.

Di Karl von Frisch si può leggere, in edizione italiana, Il linguaggio delle api (Bollati Boringhieri, Torino 1976).

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lunedì 27 settembre 2010

Il ritorno delle scimmie di mare

 

Ultimamente in televisione ho notato alcun spot pubblicitari sulle “scimmie di mare”. Negli anni ‘70 erano pubblicizzate nei giornaletti (tipo Diabolik) e si diceva che era possibile persino ammaestrarle. Ma di cosa si tratta esattamente?

Le scimmie di mare sono in realtà dei crostacei marini noti con il nome scientifico di Artemia Salina che hanno una caratteristica davvero straordinaria. Le uova di Artemia Salina, infatti, sono in grado di rimanere in uno stato di quiescenza che può durare vari anni e che si chiama criptobiosi.

Questo è il motivo per cui le uova di questi minuscoli esseri viventi possono essere conservate in bustine il cui contenuto, riversato in acqua salata, fa “nascere” i piccoli crostacei. Ovviamente il fatto che si possano ammaestrare non è vero ;-)

Nel filmato possiamo vedere i naupli (cioè le uova appena schiuse) di Artemia Salina dopo 24 ore di incubazione.

Buona visione.

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lunedì 6 settembre 2010

Chlamys latissima fra le vigne del Brunello di Montalcino

 

Nel filmato che vi presento si racconta la storia di un ritrovamento davvero affascinante. Un ritrovamento che è la testimonianza di un remoto passato, lontano milioni di anni, e che ci viene raccontata da alcune grandi conchiglie.

Infatti il filmato ci mostra che tra le colline del vino riemergono le tracce di un mare dimenticato, un mare di un tempo lontano, dove i terreni, oggi dimora dei vigneti più famosi al mondo erano sommersi dalle calde acque di un mare tropicale, popolato da creature meravigliose.

Sono trascorsi 4, forse 5 milioni di anni; passeggiando fra i filari dei nobili vini di Montalcino carichi di grappoli di uva che maturano al sole, guardando sotto questi antiche tracce affiorano quali testimoni di un passato che ancora oggi caratterizza una località fra le più belle e importanti della Toscana.
Sabbie e argille segnate dal tempo si alternano alle zolle lavorate da sapienti mani in una lussureggiante campagna immersa fra presente e passato.

Antichi casolari e castelli si ergono dalle colline come fossero costruiti su isolotti che dominavano un tempo le vallate sommerse dal mare, un mare i cui antichi abitanti vengono a noi restituiti dall'erosione delle acque piovane che mettono a nudo ciò che il tempo ha preservato per milioni di anni.

Creature lontane che riemergono dal terreno ed offrono agli studiosi la possibilità di ricostruire un acquario marino pietrificato dal tempo.
Resti fossili di molluschi, squali, ma anche interi scheletri di balene, sono riemersi ai giorni nostri grazie al costante lavoro del Gruppo GAMPS Mineralogia Paleontologia Scandicci, che, negli ultimi 12 anni, attraverso la propria passione e le scoperte , ha rivoluzionato molte teorie sull'antico mare che un tempo sommergeva gran parte della Toscana.

Questa volta non si tratta della scoperta di un mammifero marino o di squali che hanno viaggiato nel tempo, ma di una coppia di conchiglie, molluschi di rara bellezza, che ci fanno capire come il Mare Nostrum sia cambiato negli ultimi 5 milioni di anni.

Una favolosa coppia di pecten giganti sono riemersi dal terreno grazie alle piogge che in questi giorni si sono abbattute sulla regione seminando il malumore fra i villeggianti che affollano le coste toscane.
Piogge gradite ai ricercatori appassionati perché consentono di riportare alla luce reperti unici nel suo genere che troveranno la loro dimora nel Museo Geopaleontologico di Scandicci, per poter essere a disposizione dei visitatori ed essere d'insegnamento alle scolaresche di tutte le età.

Un museo che nascerà grazie all'impegno della Soprintendenza Alle Antichità della Toscana, al Comune di Scandicci, ma anche ad un gruppo di appassionati che sta dedicando la propria vita a diffondere la conoscenza sull'antico mare un tempo popolato da queste meravigliose creature del passato.
Sicuramente il tempo e le successive piogge avrebbero distrutto queste meraviglie del passato, ma grazie ad un monitoraggio costante dei terreni è stato possibile riportare alla luce queste fantastiche conchiglie fossili conosciute con il nome di Pecten latissima.

Con i suoi 30 centimetri di diametro, ci fanno capire che tipo di biodiversità fosse presente nel Mar Mediterraneo oltre 4.5 milioni di anni fa, in un momento di massima espansione di un mare arginato nella sua forza da una costa che lambiva i monti del Chianti.

Un mare dalla temperatura oggi riscontrabile solo nelle acque tropicali, dimora di specie ormai estinte, salvo rare eccezioni di veri e propri fossili viventi.
Le abbondanti piogge di questi giorni hanno permesso a Simone Casati, ricercatore del GAMPS Scandicci, di riportare alla luce una favolosa coppia di Pecten, celati a guisa di scrigno dalle argille di un nobile vigneto che si erge a 300 metri sul livello del mare, testimone di un antico fondale marino.

Un accurato e paziente recupero ha permesso di estrarre dal terreno le conchiglie, avvolte ancora in una porzione di sedimento e trasportare questi reperti inglobati nella matrice che li ha preservati per milioni di anni.
Una coppia di fossili sicuramente meno significativi e importanti dei bronzi di Riace, ma che il mare ha voluto restituire dopo un riposo lungo milioni di anni.
Il sonno di un mare che ancora oggi vive sotto le colline della nostra fantastica Toscana.

Buona visione del filmato.

Shells in the ice: conchiglie nel ghiaccio

 

Le conchiglie sono tra gli oggetti creati dalla Natura che affascinano l’uomo sin dalla notte dei tempi. Di solito vengono immaginate in associazione con il mare, i fondali marini, le spiagge. In questo caso è stato possibile associarle a qualcosa di inaspettato.

In una fredda mattinata della campagna toscana le si è viste persino coperte di ghiaccio. Ovviamente si trattava di conchiglie fossili ;-)

Buona visione del filmato.

mercoledì 21 luglio 2010

La ballerina spagnola, nudibranco che può nuotare.

 

Sono state classificate più di 3000 specie di nudibranchi e gli scienziati stimano che possano essercene altre 3000 ancora da scoprire. La cosiddetta “ballerina spagnola”, come quella che possiamo trovare presso le coste del Galles del Sud (Australia), presenta alcune peculiarità rispetto agli altri nudibranchi.

La prima è che ha dimensioni enormi: 46 centimetri, mentre le altre specie di nudibranchi arrivano a malapena a raggiungere la lunghezza di 10 centimetri. La seconda è che può nuotare, capacità che manca ai suoi “parenti” più piccoli.

nudibranco ballerina spagnola

Un bellissimo esemplare di Ballerina Spagnola (Hexabranchus sanguineus).

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domenica 20 giugno 2010

Creature degli abissi. Un bellissimo documentario.

 

Negli abissi marini vivono creature che sembrano provenire quasi da un altro pianeta. In effetti l’ambiente in cui vivono è talmente diverso da quello in cui viviamo noi, che si può ragionevolmente definirlo un ambiente “alieno”. Pressioni enormi, buio, temperature estreme: è davvero un altro pianeta.

In questo bellissimo documentario della BBC possiamo vedere come vivono e come sono fatte le creature degli abissi marini. Si tratta di esseri quasi inimmaginabili che superano la fantasia dei più grandi scrittori e registi di fantascienza.

Sono grato a chi ha messo su YouTube questo documentario (diviso in 5 filmati), perché ha contribuito a diffondere dei contenuti di alta qualità che possono contrastare (anche se solo un poco) il degrado della cultura scientifica in Italia.

Buona visione.

 

 

 

 

martedì 18 maggio 2010

L’acquario di Siracusa

 

Alcuni giorni fa ho avuto la fortuna di poter visitare l’acquario di Siracusa. Si tratta di un posto davvero affascinante. Non è un acquario molto grande, ma le dimensioni in questo caso non contano ;-) Le vasche in cui sono mostrati i pesci sono bellissime e molto ben curate e riproducono la vita acquatica tropicale. Vengono mostrati ambienti di acqua salata e anche ambienti di acqua dolce.

Di seguito vi mostro alcune foto e un filmato che ho realizzato all’interno dell’acquario per mostrarvi la bellezza degli esemplari e delle vasche.

Il biglietto di ingresso è di 4 euro a persona ed è aperto dalle ore 10:00 alle 22:00. Un orario molto comodo per chiunque. Non è difficile trovarlo: basta andare nei pressi della Fonte Aretusa, nell’isola di Ortigia. L’acquario si trova proprio nella parte in basso della Fonte Aretusa, dove crescono le piante di papiro.

Se vi capita di visitare Siracusa, vi consiglio di aggiungere l’acquario nel vostro itinerario di visite. Non ve ne pentirete :-)

Ecco a voi le foto e il filmato. Buona visione.

Acquario di Siracusa - ingresso

L’ingresso dell’acquario di Siracusa (presso la Fonte Aretusa)

 

Acquario di Siracusa - Odonus Niger

Odonus Niger

 

Siracusa 2010 299

Paracanthurus Hepatus

 

Siracusa 2010 279

Un altro curioso ospite dell’acquario di Siracusa

 

Nel seguente video è possibile vedere una breve panoramica delle vasche dell’acquario di Siracusa. Buona visione.

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giovedì 13 maggio 2010

Giove perde una banda atmosferica

 

Adesso Prima

Adesso c’è un mistero in più per gli astronomi. Giove, inspiegabilmente, ha perso una delle sue due bande atmosferiche.

Di solito la circolazione atmosferica di Giove è dominata da due bande colorate, una nell’emisfero nord e un’altra nell’emisfero sud. Nelle immagini più recenti la banda atmosferica sud sembra scomparsa.

Non è la prima volta che il fenomeno succede, nel 1973 e nel 1990 questa “sparizione” era già avvenuta.

Se si osservano bene le immagini telescopiche in realtà si scopre che la banda atmosferica non è scomparsa, ma ha semplicemente cambiato colore, diventando molto chiara.

In questa animazione possiamo osservare la circolazione atmosferica di Giove con le due bande atmosferiche.

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giovedì 11 dicembre 2008

Omalogyra Atomus, il record di piccolezza nel mondo delle conchiglie

 

Se non la più piccola, è certamente tra le più piccole conchiglie che si possano trovare nei mari di tutto il mondo. Si tratta della specie Omalogyra Atomus, appartenente ad un mollusco gasteropode. Questa conchiglia raramente riesce a raggiungere il millimetro di diametro.

La conchiglia è talmente sottile che spesso risulta essere semitrasparente. Si trova anche nel Mediterraneo e vive nei fondali marini sabbiosi anche oltre i 200 metri di profondità.

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giovedì 9 ottobre 2008

Una medusa che somiglia ad un UFO

Questa medusa, filmata a Fondachello (CT), somiglia tantissimo ad un UFO :-) Viene chiamata comunemente Medusa Cassiopea (Chotjloriza Tubercolata) ed è scarsamente urticante.

Spesso, sotto il suo ombrello, trovano ospitalità piccoli pesci, soprattutto negli esemplari più grandi. Nel filmato sono visibili invece piccoli esemplari. Da adulta questa medusa può superare i 40 centimetri di diametro.

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sabato 6 settembre 2008

Insetti con la rugiada

Davvero stupende queste due immagini di insetti ricoperti di rugiada. La rugiada è una condensazione del vapore acqueo atmosferico che si forma sulle superfici fresche. Se la temperatura delle superfici è molto bassa invece di rugiada avremo la brina, che non è altro che rugiada ghiacciata. Di solito si vedono in giro immagini di rugiada su ragnatele, foglie e rami di piante, ma è la prima volta che mi capita di trovare immagini di rugiada sugli insetti.

 

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Space X Starship: il nuovo tentativo di lancio del 18 novembre 2023.

Vediamo un frammento della diretta del lancio dello Starship del 18 noembre 2023. Il Booster 9, il primo stadio del razzo, esplode poco dopo...