sabato 7 novembre 2009

Campi Flegrei: la grande area vulcanica della Campania.

 

I Campi Flegrei possono essere definiti come un complesso vulcanico formato da una serie di “caldere a festoni” (leggi la definizione di caldera).

La storia geologica di questo importante complesso vulcanico può essere brevemente descritta come di seguito.

Nello strato vulcano Paleoflegreo, si verificò, dopo un periodo di inattività, una eruzione altamente esplosiva, che portò al crollo dell’edificio, al suo sprofondamento e conseguentemente alla formazione di una vasta caldera sommitale. Dopo un lungo periodo di inattività, il magma piuttosto viscoso risalì nel condotto e diede luogo ad alcune eruzioni esplosive piuttosto violente sugli orli della caldera stessa.

Queste eruzioni periferiche crearono una serie di caldere più piccole come Soccavo, Pianura, Piano di Quarto, ecc…, disposte a festone sull’orlo della caldera grande. Successivamente il fondo della caldera veniva ampiamente solcato da fratture lungo le quali risaliva il magma. I prodotti piroclastici di queste eruzioni la riempirono parzialmente e ricoprirono le parti rimaste del Paleoflegreo con tufi pomicei e cineritici, intercalati da brecce.

Numerose eruzioni esplosive si manifestarono all’interno della caldera determinando la formazione di vulcani di “tufo giallo napoletano”, come Monte Gauro, Capo Miseno, l’isola di Nisida. Eruzioni simili si ebbero anche al di fuori della caldera nella regione dove oggi si estende la città di Napoli.

Successivamente si ebbero nella caldera eruzioni di pomici e ceneri, si formarono così i crateri di Averno, trasformato poi in lago, quello di Agnano e, circa 1500 a.C., il grande cratere degli Astroni. Dopo ciò la veemenza delle eruzioni cominciò a scemare e l’ultima di esse, nel 1538, formò il cono di scorie del Monte Nuovo presso Pozzuoli.

Precedentemente la zona era stata interessata da movimenti tettonici e la parte sud-est dei Campi Flegrei si era abbassata sotto il livello delle acque del Golfo di Napoli. Piccole fratture vulcano-tettoniche avevano suddiviso il fondo della caldera in zolle che si abbassavano e si rialzavano via via a secondo del livello del magma all’interno del focolaio magmatico.

In questa foto possiamo vedere il serapeo, con le sue colonne intaccate da "fori di Litodomi" che normalmente vivono nei pressi della linea di riva.

In tal modo presero origine i bradisismi che variavano la linea della costa. In taluni punti si ebbero sprofondamenti e molte costruzioni romane si abbassarono sotto il livello del mare, in altri punti si ebbero sollevamenti, come a Pozzuoli, comprovati da dai fori dei litodomi nelle colonne del Serapeo.

Questi lentissimi abbassamenti e sollevamenti di aree limitate alla caldera sono dovute a movimenti convettivi del magma nel bacino che, nei Campi Flegrei, si trova ad una profondità di pochi chilometri.

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[Bibliografia: “I vulcani”; Alfred e Loredana Rittmann, Istituto Geografico De Agostini Novara, 1976]

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