sabato 26 settembre 2009

Il caso e l’origine della vita

 

Poniamoci una semplice domanda: nelle condizioni della Terra di 4 miliardi di anni fa, che probabilità c’erano che nascesse la vita?

La risposta “la vita era inevitabile perché noi siamo qui” non è una vera risposta. E’ ovvio la vita ha avuto origine e la nostra stessa esistenza è qui a dimostrarlo. Ma doveva necessariamente avere origine? In altri termini, la nascita della vita, da un brodo chimico o da qualunque cosa fosse, era inevitabile purché passassero milioni di anni?

Nessuno conosce la risposta. L’origine della vita può essere stata un puro e semplice colpo di fortuna, il frutto fortuito di un processo chimico straordinariamente improbabile, un evento così inverosimile che non capiterà mai una seconda volta nell’intero Universo. Oppure potrebbe essere stata un evento banale e predeterminato come la crescita di un cristallo di sale. Come facciamo a sapere quel è la visione giusta?

La vita sulla Terra si basa su una serie di molecole molto complesse, con strutture accuratamente modellate. Anche negli organismi più semplici il DNA contiene milioni di atomi e la loro esatta sequenza è cruciale. Non si può avere una sequenza casuale, perché il DNA è il “manuale di istruzioni” in base al quale si sviluppa l’organismo. E’ sufficiente cambiare pochi atomi perché la struttura dell’intero organismo sia a rischio. Se ne cambiamo troppi, l’organismo non si forma affatto.

La situazione è simile alla sequenza di parole di un romanzo. Se si cambia qualche parola a caso qua e là, è facile che il testo ne esca stravolto. Se si rimescolano tutte le parole, con ogni probabilità quello che viene fuori non è più un romanzo.

Esisteranno altri romanzi con parole simili in combinazioni diverse, ma l’insieme delle sequenze di parole che riconosciamo come romanzi è una frazione infinitesimale di tutte le sequenze di parole possibili.

La vita, come la conosciamo oggi, richiede centinaia di migliaia di proteine specializzate, per non parlare degli acidi nucleici. La probabilità contrarie alla sintesi puramente casuale delle sole proteine sono circa 1040000. Ciò significa 1 seguito da 40000 zeri, un numero che, scritto per esteso, occuperebbe quasi 100 pagine di un libro.

Al confronto, ottenere un poker 1000 volte di seguito, sarebbe veramente un gioco da ragazzi!

E’ nota l’osservazione dell’astronomo Fred Hoyle, secondo cui le probabilità che un processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle che una tromba d’aria, spazzando un deposito di robivecchi, produca un Boeing 747 perfettamente funzionante!

Nell’universo osservabile ci sono moltissime stelle, almeno 10 miliardi di miliardi, ma questo numero, per quanto gigantesco possa sembrare, è di una piccolezza insignificante rispetto alle immani probabilità contrarie all’assemblaggio casuale anche di una semplice molecola proteica.

L’universo può essere grande, ma se la vita è davvero nata dall’agitazione casuale di un robivecchi molecolare, ci sono ben magre possibilità che si sia verificata due volte.

In conclusione si potrebbe dire anche che non è detto che la vita sia un processo casuale. Proprio pensando a questa eventualità, gli scienziati, ormai da vari decenni, stanno tentando di capire se la vita può essere considerata come un normale processo fisico che si manifesta ogni volta che si verificano le condizioni adatte.

Questa è sicuramente una delle più grandi sfide che la scienza dovrà affrontare nei prossimi decenni.

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